Prudenza. È la parola d’ordine tra gli analisti nel valutare la situazione di Carige, che fatica a ritrovare l’interesse degli investitori nonostante il cambio di rotta della Fondazione omonima, titolare del 47% delle azioni, e ormai disposta ad accettare l’aumento di capitale per l’istituto di credito, senza prendervi parte. L’effetto diluitivo sulla sua quota dovrebbe rendere la banca più contendibile, eppure il titolo quotato a Piazza Affari è cresciuto appena del 5% nell’ultimo mese contro il +17% dell’indice Ftse Italia Banche. Una differenza che si può spiegare in primo luogo con le difficoltà finora palesate da Carige sul fronte delle cessioni, soprattutto nel business vita, che potrebbero portare l’istituto a effettuare un aumento di capitale di rilevanti dimensioni. L’unica operazione andata in porto finora è stata infatti la vendita di Carige Sgr al gruppo Arca, per un valore di 101 milioni. Bankitalia ha chiesto un rafforzamento patrimoniale di 800 milioni, per cui la distanza da colmare resta ampia. Così gli analisti di Equita Sim esprimono la raccomandazione “hold” sul titolo e il target price a 0,4 euro, poco sotto i livelli attuali. (l.d.o.)
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